16/10/2017
    CnCn News 2.0

    AGENZIE E AUTORITA’

    Ispra: Dalle attuali 49 ad almeno 1000: un nuovo studio chiede di aumentare il numero di specie esotiche invasive regolamentate dalle norme europee.
    Mercoledì 11 ottobre -Sono circa 1.300 le specie esotiche invasive presenti in Europa che causano danni significativi alla biodiversità europea. Di queste è urgente inserirne almeno 900 nel Regolamento Europeo sulle specie invasive adottato nel 2015; ce lo rivela uno studio pubblicato oggi nella prestigiosa rivista Journal of AppliedEcology. La ricerca, che nasce dalla collaborazione tra Birdlife, IUCN e i maggiori esperti europei in materia, ha approfondito lo stadio di invasione che le caratterizza e gli impatti che potrebbero determinare nell’Unione Europea. Questa ricerca fornisce una base tecnico-scientifica ai Paesi europei che lavorano all’applicazione del Regolamento, e potrà permettere una più efficace azione di lotta alla crescente minaccia rappresentata dalle specie invasive.
    Il comunicato stampa.


    REGIONI

    Regione Trentino Alto-Adige:Su orso e lupo dialogo aperto con la Commissione Ue all’ambiente.
    Provincia di Trento, sabato 14 ottobre – “Un incontro che è servito a porre con forza il problema e ad ottenere un’apertura a discuterne”. Il governatore del Trentino Ugo Rossi, commenta così l’esito del confronto con l’ufficio di gabinetto della Commissione europea all’ambiente, affari marittimi e pesca. Sul tappeto, come annunciato, la gestione dell’orso e del lupo sul territorio trentino e altoatesino, due temi estremamente sensibili ma che hanno sempre catturato l’attenzione dell’opinione pubblica, nazionale e non solo, spesso polarizzando le posizioni su estremità faticosamente conciliabili.
    Attorno al tavolo, assieme al governatore trentino, il collega altoatesino Arno Kompatscher, l’assessore provinciale all’agricoltura e turismo, Michele Dallapiccola, accompagnato dal dirigente del Dipartimento foreste e montagna Romano Masè e l’europarlamentare Herbert Dorfman. Ad ascoltarli Andrew Bianco, membro del gabinetto del commissario Karmenu Vella e Nicola Notaro, capo dell’unità ambiente.
    16“Siamo tutti consapevoli che si tratti di un tema molto difficile e spinoso – ha commentato Ugo Rossi – che si presta a speculazione di carattere politico e ideologico, ma credo che siamo riusciti a presentare ai funzionari della commissione ambiente il problema nella sua realtà dei fatti”. Durante l’incontro si sono ricordate le tappe del progetto orso, concepito dentro direttive europee volte a salvaguardare la biodiversità, sottolineando come i più autorevoli pareri a livello mondiale lo considerino “di successo”, posto che la popolazione ursina si è consolidata e riprodotta in molti meno anni (15) rispetto al periodo preventivato dallo studio di fattibilità (circa 40). “Abbiamo però troppi esemplari concentrati in un’area molto piccola – ha evidenziato Rossi – e questo espone inevitabilmente a quei rischi e pericoli che le cronache hanno fatto registrare negli ultimi quattro anni”.
    Anche il lupo, giunto sulle nostre montagne spontaneamente e non a seguito di un programma di ripopolamento, è stato oggetto dell’incontro. “È chiaro che entrambe le specie – ha spiegato Rossi – se contestualizzate in un territorio così fortemente antropizzato come il nostro, sia per le presenze di residenti sia di turisti, alzano la soglia di pericolo e fanno precipitare il livello di accettazione espresso dalla popolazione locale, come ci dicono i sondaggi, con fondato rischio pertanto che quanto di buono fatto in termini di salvaguardia di questi animali selvatici vada perduto”.
    “C’è stato anche confermato che la nostra gestione è stata coerente con il piano di azione – ha aggiunto Rossi – ed è un riconoscimento che abbiamo agito nel rispetto delle regole e soprattutto in coerenza con il tema della tutela di questa specie”.
    Alla commissione europea Rossi ha posto tuttavia domande precise. Anzitutto, considerata l’alta densità degli orsi se non sia il caso di pensare a un numero massimo. Un’altra domanda riguarda il fatto che si richiede di avvalersi di procedure più flessibili.
    “E proprio per cercare questa flessibilità, ovviamente dentro le regole della direttiva europea – ha aggiunto Rossi – siamo stati invitati a partecipare ad un tavolo di lavoro bilaterale con l’autorità nazionale in programma a Roma nel prossimo mese di febbraio”.

    Regione Abruzzo: Firmato protocollo su gestione orsi problematici in aree esterne.
    Giovedì 12 ottobre - Dopo gli ultimi avvistamenti di alcuni orsi nei centri abitati della provincia dell’Aquila e Pescara, l’assessorato ai Parchi e Riserve per fronteggiare il fenomeno ha stilato un protocollo operativo con vari enti per la “Gestione degli orsi problematici nelle aree della regione Abruzzo esterne ai Parchi”, approvato con deliberazione di Giunta regionale nello scorso mese di agosto. In questi mesi è stato portato avanti un tavolo tra l’assessore ai Parchi e Riserve, Donato Di Matteo, il presidente dell’Anci Abruzzo Luciano Lapenna, il presidente della Provincia dell’Aquila, Angelo Caruso, i presidenti dei Parchi Nazionali d’Abruzzo Antonio Carrara, della Majella Franco Iezzi, del Gran Sasso e Monti della Laga Tommaso Navarra e la commissaria del Parco Regionale Sirente e Velino Annabella Pace, il comandante del corpo forestale dello Stato Abruzzo Gen. Ciro Lungo, il delegato per le ONG di tutela dell’orso bruno marsicano, il presidente di “Salviamo l’orso” Stefano Orlandini, il responsabile del Patom Massimo Pellegrini e i tecnici regionali.
    “Per orsi problematici si intendono quegli animali che provocano danni o sono protagonisti di interazioni uomo/orso – spiega l’assessore Di Matteo – con una frequenza tale da creare problemi economici e sociali al punto da richiedere un immediato intervento gestionale risolutivo. Il fenomeno va arginato nell’ambito di una strategia di conservazione della popolazione dell’orso bruno marsicano”. Sul tema è stato sperimentato uno specifico documento nell’area del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e nelle zone di protezione esterna e, più recentemente, anche nel Parco Nazionale della Majella e nelle zone contigue. Il protocollo è stato approvato dal Piano delle Autorità di Gestione e dal Patom presso il Ministero dell’Ambiente nel 2014. Ha lo scopo principale di individuare gli impegni e le modalità organizzative per renderlo applicabile all’intero del territorio regionale in un’ottica di collaborazione tra enti pubblici, in particolar modo tra le pubbliche amministrazioni e le forze dell’ordine (carabinieri forestali) nelle aree esterne ai parchi.
    L’obiettivo è quello di prevenire il fenomeno anche fuori dai Parchi nazionali e regionali, affinché gli orsi non vengano sottratti all’esigua popolazione già a rischio di estinzione presente negli Appennini e vengano sempre assicurate adeguate condizioni di sicurezza per i cittadini. Al fine di perseguire l’obiettivo è fondamentale assicurare un’azione continua di prevenzione e gestione delle condizioni che possano contrastare e ridurre l’insorgenza del fenomeno mediante un accurato monitoraggio e inventario delle possibili risorse trofiche (stalle, pollai, frutteti, orti e rifiuti) presenti in ambiente urbano e appetibili agli orsi; la messa in sicurezza del territorio mediante recinti, cancelli, porte idonee e la rimozione di tutto ciò che potrebbe attirarli. Infine, come strategia, l’attivazione e lo svolgimento di processi di comunicazione finalizzati ad una corretta conoscenza del fenomeno degli “orsi confidenti” da parte di amministratori locali, residenti, turisti e media. “Nei prossimi giorni – ha annunciato l’assessore Di Matteo – firmeremo un altro protocollo con i parchi e le riserve per risolvere definitivamente l’annosa questione dei cinghiali attraverso azioni di sterilizzazione, cattura e abbattimento controllato all’interno dei Parchi. Inoltre, renderemo trasparente e regolamentata la filiera sull’utilizzo e il consumo delle carni”.

    Regione Toscana: Remaschi replica a M5S: “Sulla caccia nessun vuoto normativo né assenza di pianificazione”.
    Martedì 9 ottobre - “Sulla caccia nessun vuoto normativo né assenza di pianificazione. Stupisce che la consigliera Irene Galletti, che in qualità di vicepresidente della Commissione agricoltura (che comprende anche la caccia) non abbia seguito bene i lavori della Commissione né studiato attentamente la normativa”. L’assessore all’agricoltura Marco Remaschi replica con tono deciso alla consigliera regionale M5S Irene Galletti, che sostiene che “la Toscana è ‘fuorilegge’ in materia di caccia, perché il suo piano faunistico venatorio è scaduto da due anni e la giunta Pd-Rossi non ha disposto alcuna proroga”; sull’argomento Irene Galletti annuncia anche una mozione, aggiungendo anche che la giunta avrebbe “abrogato, nel marzo 2016, l’articolo della legge regionale che teneva in piedi i piani faunistici provinciali”.
    “Ad oggi nessun vuoto normativo – chiarisce Remaschi – Nella legge 10 del 2016 i Piani provinciali a cui fa riferimento la consigliera Galletti sono stati prorogati. L’abrogazione dell’articolo cui fa riferimento Irene Galletti è stata in realtà accompagnata da un nuovo articolo della stessa legge, che precisa meglio e fa maggior chiarezza. C’è stato un lavoro di riscrittura e pulizia che è servito proprio a eliminare qualsiasi equivoco. Vogliamo comunque tranquillizzare la consigliera Galletti e tutti i cittadini – aggiunge l’assessore – che gli uffici regionali stanno lavorando alla nuova pianificazione dell’attività faunistico-venatoria, che ha richiesto un quadro normativo aggiornato e preciso; e un lavoro di condivisione con i territori, che consenta di avere una pianificazione corretta e condivisa col mondo venatorio, agricolo, ambientale. Un lavoro che entro fine anno – informa infine Remaschi – ci porterà all’approvazione del primo stralcio del Piano faunistico venatorio, consistente nella ridefinizione delle aree vocate al cinghiale, come previsto dalla normativa approvata”.

    Regione Lazio: Mobilità dei cacciatori toscani negli ATC del Lazio.
    Venerdì 13 ottobre - La Regione comunica che permanendo i problemi connessi con l’utilizzo SIFV (Sistema Informativo Faunistico Venatorio) per prenotare giornate di caccia negli ATC del Lazio, si è trovata una soluzione che poggia sui servizi offerti dagli ATC laziali. Di seguito il testo della circolare della Regione.
    “Si comunica che, stanti i problemi rilevati per la prenotazione delle giornate di mobilità venatoria, la Regione Toscana ha interrotto la possibilità di utilizzare la teleprenotazione venatoria tramite il SIFV (Sistema Informativo Faunistico Venatorio) per prenotare giornate di caccia negli ATC del Lazio. La Regione Lazio, con nota inviata in data 11 ottobre 2017, ha dato indicazioni sulle modalità di prenotazione da parte dei cacciatori toscani per la mobilità venatoria negli ATC laziali, che integralmente si riportano di seguito:
    – per il solo Ambito Territoriale di Caccia RM1 (Roma1) collegarsi al sito www.atcrm1.it e nella home page selezionare il link “SISTEMA DI TELEPRENOTAZIONE CACCIATORI” nel quale sono fornite tutte le indicazioni;
    –  per gli altri  Ambiti Territoriali di Caccia laziali collegarsi al sito www.atcri1.it (ATC Rieti 1) e nella home page nella sezione “MOBILITA’ VENATORIA” sono fornite tutte le indicazioni. Si invitano quindi gli interessati a consultare suddetti siti web”.

    Regione Lombardia: Parco Adda Nord: Giovanni Bolis nominato Commissario Regionale.
    Mercoledì 10 ottobre - “Giovanni Bolis è il Commissario regionale del Parco Adda Nord”. Lo fa sapere l’assessore all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile della Lombardia, annunciando il provvedimento, approvato dalla Giunta, che stabilisce anche la decadenza dall’incarico dell’attuale presidente e lo scioglimento del Consiglio di Gestione dell’Ente Parco Adda Nord.
    “Un provvedimento doveroso – sottolinea l’assessore regionale – che ho dovuto prendere a seguito dei risultati della verifica ispettiva, avviata grazie a una serie di segnalazioni che ho ricevuto, dalla quale sono emerse gravi irregolarità, trasmesse anche alle autorità competenti: Procura della Repubblica, Corte dei Conti, Autorità nazionale anticorruzione e Inps”.
    In seguito a segnalazioni da parte di alcuni componenti del comitato di gestione del Parco, pervenute agli uffici dell’assessore all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile in merito a presunti comportamenti di dubbia legittimità nell’ambito dell’attività dell’ente Parco Adda Nord, la direzione di funzione specialistica sistema dei controlli della presidenza regionale, in collaborazione con la Direzione generale Ambiente, ha avviato una verifica ispettiva sull’Ente. L’attività di ispezione si è svolta anche in contraddittorio con l’ente gestore del Parco, e ha abbracciato un lasso di tempo che va dal mese di ottobre 2016 al 21 giugno 2017. Ha partecipato all’attività di verifica ispettiva anche l’Arac, l’Agenzia regionale anticorruzione.
    Gli accertamenti svolti hanno rilevato molteplici irregolarità, sia amministrative, sia contabili riconducibili all’attività dell’Ente negli ultimi anni. In particolare, le violazioni riscontrate si riferiscono, soprattutto, alla violazione delle procedure di acquisizione del personale, all’affidamento di incarichi e di aggiudicazione di appalti di servizi e forniture; alla carente motivazione nei provvedimenti amministrativi e all’omessa redazione dei contratti in forma scritta.
    Giovanni Bolis eserciterà i compiti e le funzioni del presidente e del Consiglio di Gestione per porre in essere tutte le misure utili anche di natura organizzativa per la regolarizzazione e il miglioramento delle attività del Parco, tenendo conto delle indicazioni contenute nella relazione conclusiva della verifica ispettiva. La durata della nomina è di 12 mesi e l’indennità è pari a 1.500 euro lordi, mensili, con oneri a carico del parco Adda Nord. “Non posso tollerare – conclude l’assessore regionale – che accadano episodi simili. Come amministratori seri abbiamo il dovere di vigilare e in questo caso non potevamo soprassedere. La situazione era oramai compromessa e occorreva un deciso cambio di rotta”.

    Regione Piemonte: Massima pericolosità per incendi boschivi.
    Mercoledì 11 ottobre - Dal 10 ottobre è nuovamente in vigore in Piemonte lo stato di massima pericolosità per gli incendi boschivi: a dichiararlo il settore Protezione civile e antincendi boschivi della Regione sulla base delle condizioni meteorologiche previste.
    I cittadini sono pertanto tenuti alla dovuta attenzione ed al rispetto delle regole richiamate nel provvedimento, secondo le quali a meno di cento metri dal bosco sono vietate le azioni che possono determinare anche solo potenzialmente l’innesco di incendio: in particolare accendere fuochi, usare apparecchi a fiamma o elettrici per tagliare metalli, motori, fornelli o inceneritori che producono faville o brace, accendere fuochi d’artificio, fumare, disperdere mozziconi o fiammiferi accesi, lasciare veicoli a motore incustoditi a contatto con materiale vegetale e combustibile o compiere ogni altra azione operazione che possa creare comunque pericolo di incendio. Le violazioni sono punite anche penalmente.
    È anche utile ricordare che la collaborazione dei cittadini può essere decisiva nel segnalare tempestivamente al numero di soccorso 115 dei Vigili del Fuoco e al numero unico di emergenza 112 anche le prime avvisaglie di un possibile incendio boschivo. Fornendo informazioni il più possibile precise, si contribuisce in modo determinante nel limitare i danni all’ambiente, consentendo a chi dovrà operare sul fuoco di intervenire con tempestività, prima che l’incendio aumenti di forza e di capacità distruttiva.
    La cessazione dello stato di massima pericolosità sarà determinata quando cesseranno le condizioni meteorologiche di rischio.

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    Le Associazioni venatorie riconosciute e il CNCN si rivolgono ai Senatori della Commissione Giustizia del Senato per chiedere una revisione dei disegni di legge in discussione, con l’eliminazione di tutte le norme presenti contro l’attività venatoria
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