25/09/2017
    CnCn news 2.0

    REGIONI

    Regioni.it:Emergenza cinghiali: le dichiarazioni di Pepe, Mai e Fava.
    Lunedì 18 settembre - Il 14 settembre scorso, la Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni, che riunisce i soli assessori all'agricoltura, ha lanciato un vero e proprio allarme rispetto all'emergenza fauna selvatica. Un problema che secondol'assessore della Regione Abruzzo, Dino Pepe, "Non è più rinviabile, in quanto ha ormai travalicato il confine dei danni causati alle colture agricole, per trasformarsi in una problematica anche di interesse pubblico e di sicurezza. Il proliferare delle popolazioni di alcune specie, in particolare del cinghiale, rappresentano un pericolo concreto per l'incolumità pubblica e, in molti casi, ha avuto risvolti drammatici con la perdita di numerose vite umane".


    Il Liguria si è aperta  domenica 17 settembre, nelle zone consentite, la caccia al cinghiale. In base alle analisi effettuate dall’Università di Genova, è stato determinato in 28.838 capi il contingente massimo abbattibile, su scala regionale. A livello provinciale, suddivisi per ambiti territoriali e comprensori alpini, i contingenti sono: 5.220 a Imperia, 9.350 a Savona, 9.860 a Genova e 4.408 alla Spezia. “Il prelievo venatorio – spiega l’assessore regionale alla Caccia Stefano Mai – è sicuramente un’azione importante per prevenire lo spostamento nelle aree urbane da parte degli ungulati. Stiamo studiando anche altre misure per stroncare questo pericoloso fenomeno, ad esempio attraverso il foraggiamento dissuasivo nelle aree extraurbane e, come nel caso del Comune di Genova, facendo una seria manutenzione alle recinzioni nelle zone di confine con le aree boschive”. Anche l'assessore Mai, come già aveva fatto il cooordinatore della commissione , Leonardo Di Gioia, ha sottolineato che “È prioritario che il governo doti le Regioni di strumenti normativi idonei per affrontare un fenomeno che, come è emerso anche nella commissione politiche agricole del 15 settembre, è un’emergenza nazionale. Come Regione Liguria – continua l’assessore Mai - siamo stati “apri pista” per una revisione normativa che vada incontro alle legittime istanze del mondo agricolo. Purtroppo è ancora disatteso, da parte del governo, l'ordine del giorno che abbiamo approvato in Conferenza delle Regioni, e da noi fortemente voluto, sulla richiesta di modifica all'articolo 19 della legge 157/1992 sul controllo della fauna selvatica. Pertanto, continueremo a sollecitare, insieme ai colleghi delle altre Regioni, un intervento deciso, in tutte le sedi competenti, perché siano tutelate le nostre imprese agricole da questo che ormai è un fenomeno fuori controllo”.
    In merito alla decisione del Consiglio dei ministri di impugnare la legge regionale lombarda numero 19 del 17 luglio 2017 sulla gestione faunistico-venatoria del cinghiale e il recupero degli ungulati feriti, è intervenuto l'assessore all'Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava: c'è la "presunta pretesa che, come riportato da alcune agenzie di stampa, alcune norme in materia di prelievo venatorio violino la competenza esclusiva dello Stato in materia di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema". A questo punto, secondo Fava, "corre l'obbligo di dichiarare che ancora una volta il governo sceglie di coprirsi di ridicolo, arrecando gravi disagi ai cittadini e agli agricoltori facendosi scudo di un centralismo patetico, antistorico, figlio della più farraginosa burocrazia borbonica". E "Ancora una volta succede, come per le nutrie, che il governo si opponga alle soluzioni individuate da Regione Lombardia". "Ora - conclude Fava - i fanatici di questo governo imbalsamato abbiano il coraggio di spiegare ai cittadini come intendono contenere le popolazioni di cinghiali e ungulati presenti allo stato selvatico e come pensano di salvaguardare le colture agricole e la biodiversita' e, ancora, quali illuminati piani hanno per tutelare l'incolumita' delle persone e la sicurezza dei trasporti".

    Regione Toscana: Caccia, disponibile per smartphone 'TosCaccia', il tesserino venatorio digitale.
    Firenze, mercoledì 20 settembre - Con la nuova stagione venatoria il tesserino venatorio diventa digitale. La Regione informa infatti che già da un paio di giorni è possibile scaricare gratuitamente la app ‘TosCaccia' che gradualmente sostituirà il tesserino cartaceo. L'utilizzo della app è facoltativo e in questa prima fase i cacciatori dovranno comunque ritirare quello cartaceo.
    ‘TosCaccia' (scaricabile gratuitamente dagli store per dispositivi Android e iOS) sostituisce il Tesserino Venatorio Regionale cartaceo, per la annotazione delle giornate di caccia, delle aree utilizzate, dei capi abbattuti nonché alle procedure di registrazione della mobilità venatoria. L'utilizzo della app, come il tesserino regionale cartaceo, ha validità su tutto il territorio nazionale.
    L' utilizzo di ‘TosCaccia' non è obbligatorio. I cacciatori toscani, entro il 10 ottobre 2017 per l'annata venatoria corrente, dovranno scegliere tra: continuare ad utilizzare il tesserino venatorio cartaceo tradizionale oppure scaricare l'app ed utilizzarla al posto del tesserino cartaceo. Sarà comunque consentito l'utilizzo della app anche dopo il 10 ottobre per i cacciatori che non hanno effettuato uscite di caccia dal 17 settembre 2017 fino alla data di inizio di utilizzo della App (ad esempio, i nuovi cacciatori o chi ha ritirato il tesserino in data successiva all'apertura generale della caccia). Tuttavia, una volta effettuata la scelta, l'utilizzo di una delle due modalità è vincolante ed esclusiva, per tutta la stagione di caccia (sino al 31 agosto dell'anno successivo) e non potrà essere cambiata.
    In entrambi i casi, in questa prima fase, il tesserino cartaceo dovrà comunque essere ritirato e conservato durante la caccia assieme agli altri documenti, a disposizione della vigilanza. In caso di controllo il cacciatore che ha scelto di utilizzare l'app dovrà esibire le pagine riepilogative (‘statistiche della stagione') relative alla giornata di caccia in corso e alle giornate effettuate in precedenza.

    Regione Toscana: Controlli intensi dei Carabinieri Forestali per preapertura e apertura stagione venatoria.
    Firenze, mercoledì 20 settembre - Tra il 2 e il 17 settembre 2017, sono stati effettuati servizi mirati da parte dei militari delle Stazioni Carabinieri Forestali della provincia di Firenze, in concomitanza con l’inizio dell’attività venatoria: il controllo è stato effettuato per la caccia da appostamento temporaneo e fisso, che per la caccia vagante. Particolare attenzione è stata data anche alla verifica delle prede nei carnieri (lepri, fagiani, colombi, cornacchie ecc.).
    Le sanzioni e i controlli mirati sono entrati in funzione anche a fronte di numerosi segnalazioni della cittadinanza, che lamentava la pratica dell’esercizio venatorio in prossimità delle abitazioni o la presenza di cacciatori intenti a sparare vicini alle strade di pubblico transito: è scattato dunque l’intervento dei carabinieri Forestali e le debite sanzioni.
    Nel complesso sono stati controllati oltre 200 cacciatori ed elevate sanzioni amministrative per circa 2.000 euro, sanzioni relative principalmente ad irregolarità documentali.
    In generale non sono state riscontrate difformità di rilievo, forse nella consapevolezza da parte della categoria che sarebbe stato verosimile essere controllati nelle giornate di apertura.
    I controlli delle pattuglie presenti in provincia si sono estesi anche all’esercizio della pesca, per il quale sono state riscontrate due irregolarità. Non sono mancati i controlli nell’ambito della circolazione fuoristrada: tre motociclisti con moto da enduro sono stati sanzionati perché in possesso di mezzi le cui caratteristiche tecniche non erano conformi alla normativa.
    I Carabinieri Forestali registrano negli ultimi anni una significativa diminuzione del numero dei cacciatori, a fronte di un incremento di quello dei pescatori. Non vi è stato avvicendamento di nuovi praticanti con i cacciatori non più attivi, forse perché le nuove generazioni subiscono la fascinazione del porto d’armi dirottandolo su attività più spiccatamente sportive e rifuggono dall’abbattere la fauna selvatica per una sedicente coscienza ambientalista.

    Regione Basilicata: Caccia, nessuna confusione ma migliore organizzazione e formazione.
    Mercoledì 20 settembre - L’Ufficio Foreste e Tutela del territorio del Dipartimento Agricoltura ritiene doveroso replicare immediatamente alle inesattezze contenute nel comunicato stampa diffuso da Dina Sileo di Forza Italia,  sul tema della formazione dei cani qualificati per caccia e controllo faunistico in Basilicata, con le seguenti precisazioni.
    Appare quantomeno inopportuno diffondere inutili allarmismi a mezzo stampa che vanno a confondere strumentalmente i tanti cacciatori lucani, rimandando piuttosto  alla lettura più precisa dei documenti e degli atti relativi alle azioni che il Dipartimento sta mettendo in atto, relative al settore caccia.
    La Regione Basilicata e l’ENCI, soggetto di riferimento in ambito nazionale per la formazione, la qualificazione, l’aggiornamento di giudici esperti da impiegare per la valutazione delle caratteristiche morfologiche e funzionali dei cani – e non semplice ente di natura privatistica - hanno sottoscritto un Protocollo di Intesa teso a far convergere determinate azioni verso una procedura e una metodologia comune.
    Il protocollo sottoscritto è un documento dalle larghe maglie adottato per consentire a tutti coloro che intendono effettuare attività di controllo della fauna selvatica, con la tecnica della girata, di dotare il proprio ausiliario della prescritta abilitazione ENCI.
    L’ISPRA (Ente pubblico di ricerca), nell’ambito delle attività di controllo della fauna selvatica (girata) ha stabilito, attraverso le Linee Guida per la gestione del cinghiale nelle aree protette e secondo un orientamento ormai indiscutibile, che ove sia richiesto l’utilizzo di cani, questi debbano essere provvisti di specifica abilitazione ENCI.
    D’altra parte la Regione Basilicata già nel 2014 (con DGR n°494/2014 adottata all’epoca dal Dipartimento Ambiente che aveva delega sulla Caccia) ha disciplinato, per il Parco Gallipoli Cognato, quali debbano essere le razze da utilizzare ed ha prescritto che gli ausiliari da impiegare nelle attività di selecontrollo debbano essere muniti di specifica abilitazione cinofila rilasciata dall’ENCI.
    Non è certo una “campagna pubblicitaria” del Dipartimento Politiche Agricole e Forestali che ha acquisito la delega dal 2015, né un capriccio della Regione Basilicata ad aver indotto ad assumere tali decisioni, bensì l’esigenza, ben più rilevante, di adeguarsi a quanto previsto dall’ISPRA nei relativi pareri.
    Entrando nello specifico dei rilievi della Sileo, va detto che la Regione, in merito agli ausiliari da utilizzare nell’esercizio venatorio, non ha mai disciplinato o imposto l’utilizzo di particolari razze canine.
    Né vi è traccia – nel testo della l. 157/1992 - di una previsione che disciplini le razze. Per cui è assai arduo pensare che vi possa essere stata una violazione di una norma nazionale da parte della Regione Basilicata con l’adozione di un semplice Protocollo di Intesa.
    Per tali motivi le affermazioni della Sileo sono azzardate ed ingiustificate.
    Nessun timore, dunque, per i cacciatori che dal 1 ottobre si accingono ad andare a caccia: l’attività venatoria sarà consentita per tutta la stagione venatoria con le razze idonee alla caccia della selvaggina autorizzata.
    E’ bene precisare che la Regione, al fine di assicurare una disciplina unitaria su tutto il territorio regionale, avvierà dei corsi per le abilitazioni dei conduttori di cani da traccia, dei conduttori di cani da limiere, oltre che per le abilitazioni per il monitoraggio della beccaccia con cane da ferma e per l’abilitazione per il controllo. Nulla di più.
    In merito poi alla sentenza della Corte Costituzionale, la Regione Basilicata aveva già a suo tempo previsto (art. 28 L.R. 2/1995) la possibilità che “I piani di abbattimento di cui al comma 1 devono essere attuati dalle guardie venatorie dipendenti dalle Province. Queste potranno, altresì, avvalersi dei proprietari o conduttori dei fondi sui quali si effettua l'abbattimento, delle guardie forestali e comunali, dei selecontrolloridebitamente formati dalle Province di appartenenza o dagli Enti Gestori delle Aree Protette, nonché dagli addetti alla vigilanza di cui al successivo art. 45, purché i soggetti in questione siano in possesso di licenza di caccia…”
    Inoltre, a testimoniare il proprio impegno affinché anche la norma di rango nazionale possa trovare adeguamento rispetto alle attuali esigenze, si precisa che è stata predisposta ed approvata in Conferenza Stato-Regione la modifica dell’art. 19 della legge nazionale n. 157/92, successivamente discussa in Commissione Politiche Agricole, che è tuttora in discussione/approvazione da parte del governo nazionale.
    Per onor di cronaca, si ritiene doveroso informare che si è ottenuta una deroga dall’ENCI rispetto a quanto stabilito dalla DGR 148/2017, con la quale si potrà procedere ad abilitare cani selettivi su cinghiali anche se non iscritti all’ENCI, per un periodo di due anni.
    Evidenziamo infine per buona pace di critici e detrattori che, i costi per ottenere un’abilitazione ENCI ad un cane limiere, oscilleranno da un minimo di € 62,50 per i cani con pedigree ad un massimo di € 117,00 per i cani senza pedigree a tutto vantaggio della sicurezza e del rispetto delle norme.

    Regione Friuli Venezia Giulia: Riforma della caccia: Panontin, via libera del governo.
    Domenica 24 settembre - Il Governo ha dato il proprio avvallo alla Legge Omnibus 28/2017, recante "Disposizioni in materia di risorse agricole, forestali e ittiche e di attività venatoria" con la quale si è di fatto dato corpo alla riforma della caccia in Friuli Venezia Giulia. Il Consiglio dei ministri, riunitosi ieri, ha infatti deciso di non impugnare la legge regionale, che può ora trovare piena attuazione.
    Come ha precisato l'assessore regionale alla Caccia e risorse ittiche, Paolo Panontin, con questo atto "si chiude il percorso di riforma dell'attività venatoria. È il coronamento di un lungo lavoro durante il quale la Regione ha trovato soluzioni condivise ai problemi del mondo della caccia rimanendo nel solco dettato dalla normativa nazionale".
    Ringraziando tutti coloro che hanno collaborato per superare i parziali rilievi formulati in prima battuta dal Governo, Panontin ha evidenziato che "come spesso accade c'è chi si è prodigato per ostacolare il percorso di riforma ma, a differenza di quanto accaduto in passato, è stata posta grande attenzione ad operare entro i canoni della legittimità. In particolare temevo che alcuni emendamenti votati in Consiglio regionale potessero essere a rischio di impugnativa, ma ne abbiamo difeso la correttezza formale e l'esito è stato positivo".
    L'assessore ha quindi auspicato "la costruttiva collaborazione di tutti i portatori d'interesse per definire le ultime questioni necessarie a chiudere il cerchio, ma lavorando con lo stesso metodo adottato finora sono certo che sarà possibile raggiungere a breve anche questo risultato".

    Coldiretti: Cinghiali: appello degli agricoltori bergamaschi a mondo venatorio.
    Giovedì 21 settembre - “Concentrate l’attività venatoria sui cinghiali, liberateci da questo flagello”. E’ un vero e proprio appello ai cacciatori quello lanciato da Coldiretti Bergamo per conto dei propri associati, in vista dell’apertura della caccia programmata per il prossimo 1 ottobre. Dopo la delusione per la bocciatura del Governo della legge lombarda anti cinghiali, il mondo agricolo si mobilita nuovamente per cercare di contrastare in qualche modo questo grave problema che ha ormai assunto contorni preoccupanti.
    “Gli agricoltori – sottolinea Coldiretti Bergamo – sono esasperati perché da troppo tempo il peso dei danni incombe continuamente sulle loro aziende. Sono in crescita le aree della provincia dove vere e proprie orde di cinghiali distruggono le coltivazioni e mettono a rischio la sicurezza del territorio, rappresentando sempre più un pericolo per tutta la collettività, come è stato recentemente dimostrato anche dall’incidente avvenuto in prossimità di Cerete”
    L’invasione degli ungulati nella bergamasca ha provocato danni ingenti, come si evince dalle denunce presentate dai malcapitati agricoltori interessati dalle incursioni distruttive, senza contare quelli indiretti e non denunciati. “Siamo allibiti di fronte al fatto che è stata bloccata l’unica legge che prova a mettere un freno all’invasione – commenta Coldiretti Bergamo – soprattutto in considerazione del fatto che a livello nazionale in anni di confronto fra Stato e Regioni non si è ancora raggiunto un accordo per regolamentare la presenza degli ungulati nei nostri territori”.
    Anche la montagna bergamasca e presa d’assalto dai cinghiali, che orami si sono diffondendo a macchia d’olio. “Negli alpeggi di Piazza Cavar, Alpe Ger e Campo Fiorito dove porto la mia mandria – racconta Sergio Vitari allevatore della Valtaleggio – questa estate i cinghiali hanno praticamente “arato” molti dei miei terreni, rovinando la cotica erbosa che ora avrà bisogno di uno o due anni per potersi rigenerare. Già lo scorso anno ne avevo visti alcuni esemplari, ma quest’anno sono decisamente aumentati. Hanno fatto danni anche nei terreni del fondo valle”.
    Per Coldiretti Bergamo non si può andare avanti così. “Occorre uno sforzo concreto e una volontà reale per affrontare questa situazione che ormai è sfuggita di mano e degenera di giorno in giorno – conclude -. Mentre la politica non decide, i cinghiali prendono il sopravvento”.

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    Le Associazioni venatorie riconosciute e il CNCN si rivolgono ai Senatori della Commissione Giustizia del Senato per chiedere una revisione dei disegni di legge in discussione, con l’eliminazione di tutte le norme presenti contro l’attività venatoria
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